COMPLICI DI UN SISTEMA i versi delle poesie di Bajec più efficaci di un trattato di sociologia

Una bella teoria, ovvero una brutta immagine di quella che è la nostra società liquida alle soglie della fine del secondo decennio in questo nuovo secolo, emerge curiosamente non dai trattati di economia o dalle fredde tabelle di prontuario dei calcoli di un libro di statistica bancaria, calcoli matematici a parte.

Emerge da una lettura intensa di poesie di un autore Italo -Francese che ha ben chiaro in mente il quadro livido di una situazione pessimistica più che voluta subita dall’autore. Si chiama Fabrizio Bajec e racconta in versi l’eterosistema di difficoltà imposte ad una società sfruttata dal sistema economico vacuamente produttivo post-digitale. Dai mercati e dagli interressi internazionali di macro aziende internazionali e dalla loro connivenza con la politica sia Italiana che internazionale.

Il giovane è sfinito e finito, il lavoro è un punto di non ritorno in cui le vite delle persone sono costrette, come nuovi schiavi del consumo continuo. Una sorta di conflitto interiore che si scontra con un conflitto di interesse continuo: il bisogno di sostenersi ti spinge a scelte di comodo che si ripercuotono sulla vita civile e sulla cultura dell’intera società. Pensiamo a come potrebbe essere minata la libertà di espressione, il giornalismo davanti alla reale e impellente necessità di campare in una società atroce e bulimica di tutto. Pensiamo al conflitto d’interesse davanti al quale si ritrova l’avvocato di provincia nell’accettare la causa del malcapitato: scegliere l’onesta intellettuale e dire al cliente che non ha scampo o accettare il lavoro pur di pagarsi l’affitto dello studio in centro? E’ un problema che il poeta riesce a mettere in versi con un linguaggio compositivo fluido e inarrestabile, privo di punteggiatura, cantilenante come un rantolo stampato sulla carta.

Perché la società ultra digitale ha cancellato molto in fretta I diritti dei cittadini? Tutti I diritti: quelli dei lavoratori (l’e-commerce ne è un esempio pratico) quelli dei consumatori, degli studenti delle persone in genere? Forse la risposta sta tutta nella rapidità degli eventi e nella enorme mole dei consumi ai quali I cittadini sono chiamati per poter sostenere una società produttiva basata sull’effimero: ci convinciamo di dover cambiare l’auto perché ce lo dice la televisione? Si, era così fino a poco tempo fa….ora ce lo dice il Web tampinandoci con squallidi appostamenti fatti sulle nostre frequentazioni nella rete. Ci spiano dei computers posizionati chissà dove nel pianeta in attesa che le nostre scelte siano orientate da una slavina di proposte d’acquisto di beni di ogni genere.

Dall’altra parte dello schermo, giovani sottoposti alla tortura della precarietà lavorativa possono anche spendere quel poco che a loro resta per sentirsi parti integranti di una società capace di scegliere: fatto illusorio dai tragici risvolti.

Siamo presi in scacco, sotto ricatto e , costretti a lavorare nei call center, primo o poi arriveremo a chiamare per telefono noi stessi e auto-proporci una offerta vantaggiosa sull’ennesimo inutile acquisto. Siamo senz’altro complici di questo sistema malato e ci stiamo scavando la fossa.

In uno scenario così atroce ma per niente remoto chi ci salverà? Allo stato attuale non lo sappiamo. Piuttosto sappiamo che la poesia è un elemento che salverà molti di noi in attesa di capire che potremmo riprenderci il nostro tempo e la nostra vita nei campi, figli dell’economia reale e sostenibile, padri di un futuro che verrà.